«Le donne hanno bisogno sempre di uno sforzo in più rispetto agli uomini per emergere. Anche nello sport, dove l'attenzione dei media e delle Federazioni è concentrata soprattutto sulle squadre maschili, le cui prestazioni sembrano attirare sempre di più rispetto alle formazioni femminili».
Più veloce dei pregiudizi e di quei limiti culturali che, spesso, obbligano le donne a rimanere nelle retrovie. Anna Bongiorni, tesserata Cus Pisa e velocista del gruppo sportivo dei Carabinieri, non si è mai fermata davanti agli stereotipi di genere che spesso per le donne si trasformano in ostacoli. «Nell'atletica si è raggiunto un buon equilibrio tra donne e uomini, in particare nei gruppi militari dove la parità di genere è realmente praticata - sottolinea Bongiorni, laureata in medicina, atleta plurimedagliata della nazionale italiana -. Anche nel mondo dello sport a parità di risultati, le donne vengono però considerate meno degli uomini, sia dalle Federazioni che a livello mediatico. Un esempio? Al mondiale di Doha abbiamo stabilito il record italiano nella staffetta 4x100 e lo stesso risultato è stato raggiunto dalla squadra maschile. Alla vigilia dei due appuntamenti, ai ragazzi della nazionale è stata posta grande attenzione. Un'enorme considerazione rispetto alla squadra femminile. Ci siamo sentite un po' trascurate dalla Federazione e dai media, ma abbiamo sfruttato questa “dimenticanza” per caricarci ancora di più. Per le donne, in generale, occorre sempre uno sforzo in più rispetto agli uomini». Un fattore “culturale” che quasi sempre obbliga le donne a rimanere anche fuori dai vertici di Federazioni ed organizzazioni sportive. «Le donne forse si propongono meno rispetto agli uomini – conclude Bongiorni -, ma quelle più “coraggiose” sono chiamate comunque a fare il doppio del lavoro per raggiungere determinate posizioni. Non si tratta di competenze o professionalità, ma di un sistema abbastanza standardizzato».